Quando mi hanno chiesto di ridisegnare lo stile grafico di Hacker Journal mi è parso di sentire un rumore di modem anni ’90, quando per navigare in internet dovevi girare la manovella e aspettare che il tuo computer si connettesse alla rete… Leggi tutto
Perché è proprio in quegli anni che nasceva quello che oggi conosciamo come internet, ed è in quegli anni che vedeva la luce anche il primo numero di questa rivista quindicinale sul quale venivano pubblicate le storie e gli esempi dei primi hacker che iniziavano a scoprire i sistemi per varcare le soglie dei codici di ogni singolo sito o rete. All’epoca lavoravo ancora per la casa editrice che ne editò il primo numero, la Sprea Editori, e quando mi misi a lavorare su questo progetto feci riferimento molto a quegli anni perché il target di lettori erano per lo più “nerd” amanti di quello stile e dovevo dargli esattamente quello che stavano cercando.
Nella progettazione grafica quindi troviamo testi fitti e colonne piene di codice passo passo per fare di tutto. Disegnati con colori cupi e gabbie bucoliche illuminate da colori sgargianti che lasciavo solo per titoli, sottotitoli ed elementi fissi. Un’altra sfida ben riuscita per quello che poi oggi è il marchio DAVCO.